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Cyberbullismo: il virus più insidioso

Jun 14, 2018 | Notizie

Cyberbullismo: il virus più insidioso

Cyberbullismo e tecnologia

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad uno sviluppo massiccio della tecnologia ed un incremento dell’utilizzo dei dispositivi ad essa associati, di conseguenza anche le modalità di comunicazione da noi utilizzate hanno subito delle modifiche.

Date le premesse, possiamo affermare che ciò ha contribuito alla diffusione del cyberbullismo, che potrebbe essere spiegato come un fenomeno in cui convergono due realtà: quella inerente ai massmedia e quella del bullismo (Bosetto, 2017).

Quando si parla in generale di cyberbullismo si fa riferimento agli atteggiamenti di carattere denigratorio messi in atto attraverso l’uso di strumenti telematici.

Il comportamento assunto dal soggetto ha la caratteristica di annichilire la vittima proprio per la natura del mezzo utilizzato per raggiungerla: il mondo del web è di natura globale, può quindi essere alla portata di tutti.

Una descrizione di cyberbullismo

Per spiegare meglio di cosa si tratta, possiamo iniziare descrivendo che cosa si intende per cyberbullismo: è un fenomeno di prevaricazione assunta da un singolo individuo o da un gruppo di persone che si comportano in maniera aggressiva e intenzionale per arrecare danno alla vittima designata, spesso incapace di difendersi, ricorrendo all’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione e del web (Caravita & Gini, 2010; Bosetto, 2017).

Si tratta di azioni che colpiscono la vittima in modo programmato e volontario, attraverso molestie, vessazioni, aggressioni e diffamazioni, diffuse per lo più tra gli adolescenti.

Infatti, una ricerca del Telefono Azzurro del 2013 svolta per l’Europe Anti-Bullying Project ha evidenziato che 15,9% dei ragazzi italiani di età compresa tra i 12 ed i 18 anni sono stati vittime di bullismo online o offline almeno una volta nella loro vita.

I comportamenti possono riguardare l’invio di messaggi di carattere minaccioso, la diffusione di video o fotografie che danneggiano la vittima, la messa in atto di comportamenti prevaricatori nelle chat online oppure attraverso altri tipi di comunicazione elettronica (Smith et al., 2008).

Gli effetti del mondo virtuale sulla psicologia dei soggetti nel cyberbullismo

Data la sua natura virtuale, la distanza tra aggressore e vittima porta ad un aumento del distacco psicologico, favorito dall’anonimato e dalla mancanza di contatto diretto tra i due.

La distanza quindi incoraggia il prepotente ad aggredire la vittima, attraverso umiliazioni percepite come meno crudeli rispetto a quelle in presenza, dato che trovandosi lontano dal dolore inflitto alla vittima non potrà conoscere la sua sofferenza (Ybarra & Mitchell, 2004).

Di conseguenza, il cyberbullo è meno consapevole dei rischi e delle conseguenze che derivano dal suo comportamento, tanto che si può affermare che tale fenomeno si caratterizza da una ridotta capacità di empatia e disimpegno morale.

La vittima si trova così ad essere socialmente isolata e sola, ma nello stesso tempo soggetta all’effetto moltiplicatore di internet, che amplifica e diffonde l’aggressione subita.

Le differenze tra cyberbullismo e bullismo

Il cyberbullismo si differenzia dal bullismo in quanto si struttura attraverso delle azioni che risultano essere continue, difficilmente cancellabili e intercambiabili. Dato che il mezzo utilizzato è un canale online, l’aggressore è in grado di seguire la vittima durante l’intera giornata, quindi anche quando non vi è un contatto diretto.

 

Infine, possiamo affermare che il messaggio importante che deve arrivare ai nostri ragazzi sia quello di non aver paura di denunciare l’aggressore, di non far trascorrere il tempo nella speranza che il comportamento non si ripeta e di parlarne subito con la famiglia, gli insegnanti o con coloro che possano intervenire in loro aiuto.

 

Giulia Arcidiacono

 

Bibliografia:

  • Il contributo di Bosetto Daniela (2017) In Bolognini, S. (a cura di), Profili psico-pedagogici e socio-giuridici. Giuffrè editore.
  • Caravita, S. e Gini, G. (2010). L’immoralità del bullismo. Milano: Unicopli.
  • Ybarra, M.L. e Mitchell, K.J. (2004). Youth engaging in online harassment: Associations with caregiver-child relationship, internet use, and personal characteristics. Journal of Adolescence, 27, pp. 319-336.
  • Save the Children (2013). Internet e minori: Save the Children, il bullismo – anche in rete – il pericolo maggiore per il 72% degli adolescenti e giovanissimi italiani. https://www.savethechildren.it/press/internet-e-minori-save-children-il-bullismo-anche-rete-il-pericolo-maggiore-il-72-degli
  • Smith, P.K., Mahdavi, J., Carvalho, M., Fisher, S., Russell, S. e Tippett, N. (2008). Cyberbullying: Its nature and impact in secondary school pupils. Journal of Child Psychology and Psychiatry and Allied Disciplines, 49, pp. 376-385.
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