L’ansia nel bambino

Martina ha 11 anni. I suoi genitori sono preoccupati per come affronterà le medie, dal momento che si preoccupa di tutto. Martina si preoccupa quando i suoi genitori escono, si preoccupa di riuscire a mantenere le sue amicizie, si preoccupa di come va a scuola, si preoccupa di ogni possibile pericolo. Lei si aspetta che le cose vadano male e non le piace uscire dalla routine che si è creata. Martina addirittura si preoccupa di preoccuparsi. Martina è una ragazzina molto brillante, ma i suoi risultati a scuola non lo rispecchiano, perchè le verifiche le svolge molto male: Martina si blocca sulle prime domande cercando di farle perfette e non le rimane il tempo di finire il resto del compito.

Lorenzo è preoccupato per i germi. Ha paura che, se tocca certe cose, i germi andranno sulle sue mani e lui si ammalerà e morirà. È preoccupato di prendere le infezioni e ogni tipo di malattia.  Come risultato delle sue paure, Lorenzo si lava continuamente le mani, tutto il giorno.  Ad esempio, dopo essere andato in bagno, Lorenzo si strofina le mani per diversi minuti. Corre a lavarsi quando tocca qualcosa che pensa sia contaminato, come la maniglia della porta o posti dove altra gente si è seduta. Lorenzo rifiuta di andare in certi posti, come gli ospedali o il bar dell’oratorio, perchè pensa siano pieni di germi. A volte, ha delle fissazioni su certe cose che reputa contaminate e che quindi diventano tabù. Ad esempio, ha passato una fase in cui evitava di andare in un certo giardino perchè un giorno aveva visto un bambino stare male.

ansia nel bambino | saronnoI bambini ansiosi credono che il mondo sia un posto pericoloso. A causa di questa credenza, spesso interpretano come pericolosi degli eventi innocui; ad esempio un rumore fuori di notte può diventare il segno che un ladro sta entrando in casa, oppure una verifica può essere l’unica e sola occasione per non essere bocciato. In questo modo, lo stile di pensiero contribuisce a mantenere l’ansia, “dimostrando” al bambino che le sue paure sono reali. Ancora più importante, i bambini ansiosi tipicamente evitano le cose che li fanno paura. A causa di questi evitamenti, non hanno mai l’opportunità di scoprire che quello di cui loro hanno paura probabilmente non accadrà e che loro hanno la capacità di affrontarlo. Questo meccanismo mantiene l’ansia perchè non permette al bambino di imparare che quello di cui hanno paura generalmente non è vero. Quando i genitori permettono a loro figlio di evitare la loro ansia – facendo cose per loro o proteggendoli dalle possibili preoccupazioni – stanno avvallando le sue credenze ansiose.

Parlando di ansia nel bambino, è necessaria sottolineare un aspetto: i bambini hanno molte paure “normali”. Tradizionalmente, la paura si differenzia dall’ansia e dalle fobie sulla base dell’obiettività: se c’è un motivo condiviso per avere timore (come una macchina che sta sbandando o un leone acquattato dietro l’angolo) parliamo di paura; se la condivisione non c’è, stiamo parlando di ansia o di fobia. Nei bambini questa distinzione è problematica, perché il livello del loro lo sviluppo c non permette di differenziare facilmente il reale dall’immaginario. Inoltre, come si diceva, i bambini sperimentano una serie di paure fisiologiche che sono “normali” nel corso dello sviluppo, ad esempio l’ansia di separazione, la paura del buio o dei grossi animali, l’ansia da prestazione, e via dicendo.

La distinzione tra ansia patologica e paura “normale” dell’infanzia si basa sui criteri di intensità, frequenza e durata: quando la reazione d’ansia del bambino è molto intensa, appare frequentemente e dura a lungo, possiamo parlare di ansia patologica. L’ansia è sempre la stessa, cambia come si struttura nel bambino specifico. Il principio guida per capire se l’ansia è clinicamente significativa è vedere se sta causando al bambino una sofferenza marcata o problemi in aree importanti della loro vita come la scuola, le relazioni sociali o il funzionamento familiare.

 

Cosa si può fare?

I trattamenti di gestione dell’ansia aiutano il bambino a pensare in modo più realistico e ad aspettarsi meno “pericolo” nelle varie situazioni; inoltre, il terapeuta illustrerà  ai genitori modalità differenti di gestione dell’ansia di loro figlio, mostrando come incoraggiare il bambino ad affrontare le situazioni che lui teme, in modo graduale e costante. Assieme a queste strategie, il programma di gestione dell’ansia copre anche alcune tecniche che possono aiutare il bambino in certe situazioni, come l’aumento delle abilità sociali, l’assertività o come affrontare le prese in giro.

Questa tipologia di trattamenti per l’ansia ha obiettivi specifici, una durata prestabilita e coinvolge tutti gli ambiti di vita del bambino